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Un bambino sordomuto che perde tutto, un segreto doloroso custodito per vent’anni, due anime tormentate che si cercano: grandi tematiche per un romanzo intimista dalla trama carica di suspense.
Nella Lodi degli anni ottanta Anna vive la sua esistenza protetta da una corazza di solitudine. Trascorre le sue giornate alternando cene con la madre – una fiorista affettuosa e apparentemente imperturbabile – che non riesce a perdonare del tutto per non aver lottato quando la loro famiglia si è disfatta; sporadici incontri, ormai imbarazzati, con Stella, l’amica di sempre con cui ha avuto un’intensa quanto breve relazione amorosa e che adesso sta per trasferirsi a Parigi al seguito del compagno, un fotografo di moda da cui aspetta un figlio; il suo studio in cui svolge la professione di psicologa; e il lavoro di insegnante di sostegno per bambini sordomuti. Una specializzazione, questa, che è l’unica traccia del fatto che Anna vent’anni prima ha avuto un fratello, Leo, un bimbo dolce e creativo, nato sordomuto. Fino ai sei anni Leo ha vissuto in famiglia, protetto dall’amore incondizionato e assoluto della sorella maggiore, e lì ha imparato a comunicare con la lingua dei segni e con quella degli affetti. Nel 1964 però la legge italiana non prevede che i bambini sordi possano frequentare le scuole “normali” e così Leo viene mandato lontano da casa, in un prestigioso collegio di Milano, il Tarro, una scuola speciale in cui è vietato usare la lingua dei segni, considerata dal Vangelo la lingua delle bestie. La sua vita diventa così, all’improvviso, dura e incomprensibile; il suo disagio si manifesta forte sia a scuola, dove però la severa direttrice mette a tacere i suoi tentativi di fuga e i gesti di ribellione, sia a casa, dove il bambino non permette più a nessuno di toccarlo a eccezione di Anna che però sceglie di tacere ai genitori la profonda sofferenza del fratellino.
Questo fino a una fredda notte di dicembre, quando Leo, sotto una fitta nevicata, sparisce. A nulla servono le indagini e le ricerche della polizia: di lui non si avranno più notizie.
Pochi giorni dopo la tragedia anche il padre di Anna abbandona lei e la madre: l’uomo è infatti preda da anni di una depressione che neanche l’amore della moglie ha saputo curare e che avrà come epilogo una morte violenta.
Le ferite di Anna, mai veramente rimarginate, vengono riaperte diciannove anni dopo quando al suo studio si presenta Michele, un compagno di Leo ai tempi della scuola. Michele usando la lingua dei segni inizia a raccontare la sua storia, partendo da quella notte d’inverno. E Anna non può rimanere indifferente a ciò che quell’omone immobile e impassibile le sta dicendo. Così inizierà una ricerca solitaria e dolorosa per scoprire cosa è realmente successo all’amato fratello e per ritrovare sé stessa.
Stefano Corbetta è nato a Milano nel 1970. Alla professione di arredatore di interni ha affiancato una lunga esperienza come batterista jazz, per approdare poi alla scrittura. Ha pubblicato due romanzi: Le coccinelle non hanno paura (Morellini, 2017) e Sonno bianco (Hacca, 2018). È stato incluso nell’antologia Lettera alla madre (Morellini) e nelle raccolte di racconti Polittico (Caffèorchidea) e Mosche contro vetro (Morellini). Il suo sito è www.stefanocorbetta.com
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