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Una nebbiosa mattina di novembre una studentessa di Ca’ Foscari viene trovata
uccisa in una calle di Venezia. Le modalità dell’omicidio fanno subito pensare che
potrebbe non trattarsi di un caso isolato. Forti pressioni incombono fin da subito
sul commissario Aldani e la sua squadra: tutti vogliono che il colpevole – il mostro
di Venezia, come lo ha definito la stampa – venga fermato prima che possa
colpire ancora. Le indagini però sembrano avvolte dalla stessa nebbia che grava
persistente sulla città, e faticano a trovare una pista concreta. La risonanza mediatica
del caso, alimentata da un noto psichiatra con manie di protagonismo, spinge
le autorità ad allargare la compagine investigativa. Giunge così da Roma un sostegno
inaspettato… quantomeno da Aldani: una giovane funzionaria dell’Unità di
analisi del crimine violento, la commissaria Dalia Santoro.
Aldani non può permettere che il nuovo arrivo porti scompiglio negli equilibri
della sua consolidata squadra né nelle sue radicate abitudini, d’altra parte ha bisogno
di tutto l’aiuto possibile; dopo pochi giorni, infatti, viene ritrovato il corpo di
un’altra ragazza nel giardino di una sede di Ca’ Foscari. Il killer delle studentesse è
ormai una realtà e la squadra concentra le indagini sull’ambiente universitario – in
fermento per via delle imminenti elezioni del nuovo rettore – e in particolare sul
Dipartimento di Lingue e sui corsi di Filologia Germanica, anche grazie a specifici
indizi lasciati sui corpi delle vittime che fanno riferimento a sonetti di Shakespeare.
Quando viene uccisa la terza studentessa, lo scoramento per le false piste imboccate
e il senso di colpa per non aver fatto il possibile per salvarla, fanno vacillare
Aldani, al punto da mettersi contro il sostituto procuratore Annalisa Privieri
cui fa capo l’inchiesta, e farsi togliere l’indagine con il benestare dei vertici della
Polizia.
È a quel punto che Aldani inizia un’indagine fuori ordinanza cui collabora di nascosto
l’intera squadra. Grazie alle informazioni fornite dall’amico giornalista Danieli
e dal capitano della Finanza Colucci, e a una serie di nuovi indizi che la squadra
raccoglie, legati allo spaccio di droghe leggere, a un insolito bordello gestito
da una contessa decaduta e all’oscura attività clinica dello psichiatra, Aldani si avvicina
lentamente alla verità. Ma è la commissaria Santoro, travolta dalla voglia di
rivalsa nei confronti dei colleghi di Roma che vorrebbero sostituirla per gli scarsi
risultati ottenuti, che si avvicina di più, da sola e pericolosamente, al colpevole, al
punto da diventare ella stessa vittima. Si salva soltanto per l’intervento tempestivo
della squadra di Aldani che arriva alle giuste conclusioni e si fionda con il motoscafo
Toni al cimitero cittadino nell’isola di San Michele avvolta nella nebbia. I
poliziotti non riescono però a salvare l’ambiguo psichiatra divenuto a sua volta
vittima dell’assassino (un paziente in cura per gravi traumi psichici subiti da bambino)
e che, pur sapendo fosse un omicida, aveva cercato di approfittare cinicamente
della situazione per trarne vantaggio nella lotta tra bande per il rettorato.
Grazie a un video amatoriale che immortala la partenza del Toni alla volta del cimitero
e divenuto virale, Aldani viene acclamato “eroe di San Michele”.
IL PERSONAGGIO
UN POLIZIOTTO NORMALE IN UNA CITTA’ SPECIALE
Il commissario Aldani, in forza alla Squadra Mobile della Questura di Venezia, è
un poliziotto normale, con una famiglia normale (moglie e tre figli piccoli), che
vive in terraferma ma che non ha saputo rinunciare al suo appartamento nella città
lagunare e alla sua affascinante altana. Opera insieme alla sua squadra e ad alcuni
personaggi ricorrenti: tre ispettori, il capo della Mobile, il questore, il capo della
Scientifica, il medico legale, due sostituti procuratori, un capitano della Guardia
di Finanza, l’agente che pilota il Toni (il motoscafo senza insegne con cui Aldani
si sposta lungo i rii e i canali di Venezia) e in particolare il giornalista del Gazzettino
Danieli, (fonte informativa per eccellenza sulle dinamiche cittadine). Al
pari ricorrenti sono l’appartamento di Cannaregio (il cui cuore è l’altana, la tipica
terrazza veneziana sospesa sui tetti che Aldani usa come pensatoio e che è spesso
decisiva per le indagini), e i quattro locali che frequenta e che sono le sue “isole”
di venezianità (il bar da Bepi, la trattoria da Nane, la tavola calda da Dino e l’alimentari
dei Mion).
Le indagini di Aldani sono spesso ispirate da fatti storici e notizie reali: la corruzione
e lo scandalo MOSE (Acqua morta), la malavita organizzata e la Mala del
Brenta (Laguna nera), il Petrolchimico di Porto Marghera (Marea tossica), i giochi
di potere nell’università Ca’ Foscari (Muro di nebbia). Ad Aldani stanno a
cuore i grandi problemi della città di Venezia (l’eccesso di turismo, le grandi navi,
lo spopolamento, la svendita di palazzi pubblici per fare alberghi di lusso, l’acqua
alta, ecc.) e spesso vi fa velato riferimento.
Nato a Mestre nel 1960, Michele Catozzi ha vissuto a lungo in Veneto. Ha passato molti anni a Treviso, dove si è occupato di editoria e giornalismo. Dopo aver scritto diversi racconti, pubblicati in antologie e riviste, nel 2015 ha pubblicato Acqua morta, il primo romanzo della serie che vede come protagonista il commissario Nicola Aldani, apparso in TEA, cui hanno fatto seguito Laguna nera (2017), Marea tossica (2019), Muro di nebbia (2021) e Canale di fuga (2023).
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