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Matteo Nucci è nato a Roma nel 1970. Ha pubblicato con Ponte alle Grazie i romanzi Sono comuni le cose degli amici (2009, finalista al Premio Strega), Il toro non sbaglia mai (2011), È giusto obbedire alla notte (2017, finalista al Premio Strega). Per Einaudi sono usciti una nuova edizione del Simposio di Platone (2009) e il saggio narrativo Le lacrime degli eroi (2013). Per Einaudi Stile Libero è uscito Achille e Odisseo. La ferocia e l’inganno (2020). I suoi racconti sono apparsi in riviste e antologie. Collabora con Venerdì di Repubblica e l’Espresso e cura un sito di cultura taurina: www.uominietori.it.
«Chi ama davvero non può che essere riamato». «Chi ama davvero ama per sempre». Stanno così le cose o queste due leggi dell’amore non sono altro che un sogno cui tutti vorremmo credere? Dobbiamo tornare molto indietro nel tempo per trovare una risposta. Sono storie famosissime quelle che possono aiutarci. Elena e Menelao; Pericle e Aspasia; Saffo e le sue ragazze; Socrate e i suoi ragazzi. Tutti i grandi amanti dell’antichità seppero conquistarsi amori eterni. Quale fu il loro segreto? In un libro in cui lo studio e i racconti si uniscono al viaggio nei luoghi dove tutto accadde, Matteo Nucci narra la potenza invincibile di Eros, il dio oscuro delle origini, maschile e femminile assieme, capace di squarciare il petto di coloro che incontra pur di penetrarne l’anima e sovvertire ogni regola. Scopriremo che, con inarrivabile chiarezza, i greci – poeti e filosofi, narratori e storici, scienziati e politici – seppero cogliere l’irresistibile potere della forza che come nessun’altra può muovere gli esseri umani, costringendoli a calarsi nelle loro profondità abissali. Soltanto Eros infatti riesce a spingere tutti noi alla ricerca inesauribile di quella sconcertante bellezza che ci fa tremare le gambe. Una bellezza che solo chi sa arrossire e provare vergogna può cogliere. La bellezza che brilla quando siamo noi stessi. E che, proprio per questo, unica può renderci felici.
pp.288
Romanzo candidato al Premio Strega 2017
Ai margini della Roma che tutti conosciamo, dove il Tevere crea un’ampia ansa prima di correre verso il mare, vivono uomini e donne che sembrano essersi incontrati solo grazie alle rispettive necessità. Fra baracche e chiatte, uniti dalla gestione di una trattoria improvvisata, mentre si alternano in piccoli lavori nei campi e nella guida dei turisti cittadini attratti dai loro lavori arcaici, essi hanno formato una comunità fuori dal tempo e dal mondo in cui oggi siamo abituati a vivere.
Già da qualche anno, hanno accolto un uomo in fuga. Lo chiamano tutti «il dottore», perché sembra venuto a offrire le sue cure a chi vive lì. Ma hanno anche intuito che quest’uomo, di quasi cinquant’anni, in realtà si è ritrovato fra loro per curare sé stesso. Qual è il suo passato? Quale il dolore che lo ha strappato alla sua casa? Mentre il respiro del fiume scandisce il tempo della lettura, veniamo attratti nella storia della sua vita, di sua moglie Anna e di sua figlia Teresa, delle sue perdite, del suo coraggio, del suo terrore.
Accompagnati da racconti di nutrie, di cani, di animali fiabeschi, dai ritmi della natura che si approfondiscono nel cuore della città, conosceremo tutto di questo indimenticabile personaggio, antico e moderno assieme, e apprenderemo di nuovo come solo il dolore possa spingere l’essere umano alla rinascita. Una rinascita che passa per le mani di donne, e attraversa una notte cui è giusto obbedire.
pp.368
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