Valeria Tron

Valeria Tron è figlia della Val Germanasca. Illustratrice, cantautrice, artigiana del legno, ha esordito con il romanzo L’equilibrio delle lucciole (Salani, 2022), candidato al Premio Strega, finalista al Premio Benedetto Croce, al Premio Massarosa e al Premio Le Pagine della terra, e vincitore del Premio Femminile, plurale e del Premio Città di Cave.

L'equilibrio delle lucciole

Adriano Salani Editore, 2022

Una donna che cerca sé stessa nel piccolo paese di montagna in cui è cresciuta. Il ritorno a un mondo arcaico, alle sue tradizioni e alle sue storie oscure.

Una nuova grande voce femminile. Un romanzo con un sapore antico che dà voce a un mondo e a una lingua arcaica che tocca corde profonde e dà voce a un mondo che non esiste più.

Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Per riconciliarsi con il mondo, dopo una storia d’amore finita, Adelaide torna nel paese in cui è nata, un pugno di case in pietra tra le montagne aspre della Val Germanasca: una terra resistente dove si parla una lingua antica e poetica. È lì per rifugiarsi nel respiro lungo della sua infanzia, negli odori familiari di bosco e legna che arde, dipanare le matasse dei giorni e ricucirsi alla sua terra: ‘fare la muta al cuore’, come scrive nelle lettere al figlio. Ad aspettarla – insieme a una bufera di neve – c’è Nanà, ultima custode di casa, novant’anni portati con tenacia. Levì, l’altro anziano che ancora vive lassù, è stato ricoverato in clinica dopo una brutta caduta. Isolate dal mondo per quattordici giorni, nel solo spazio di quel piccolo orizzonte, le due donne si prendono cura l’una dell’altra. Mentre Adelaide si adopera per essere utile a Nanà e riportare a casa Levì, l’anziana si confida senza riserva, permettendole di entrare nelle case vuote da tempo, e consegnandole la chiave di una stanza intima e segreta che trabocca di scatole, libri ricuciti, contenitori e valigie, in cui la donna ha stipato i ricordi di molte vite, tra uomini, fiori, alberi e animali, acqua e tempo. Una biblioteca di esistenze, di linguaggi, gesti e voci, dove ogni personaggio è sentimento, un modo di amare. Fotografie, lettere, oggetti che sanno raccontare e cantare il tempo: di guerra e povertà, amori coltivati in silenzio, regole e speranza, fatica e fantasia. Un testamento corale che illumina le ombre e le rimette in equilibrio. La bellezza intensa che respira oltre la vita e rimane in attesa di parole. Tuffarsi nella memoria significa avere il coraggio di inventare un altro finale e vivere oltre il tempo che ci è stato concesso, per ritrovare il luogo intimo di ognuno. La casa.

pp.464

Pietra dolce

Adriano Salani Editore, 2024

Nel piccolo mondo antico della Val Germanasca, Lisse, Lumière, Frillo e Tedesc sono quattro amici minatori a cui manca tutto, tranne il coraggio di vivere nonostante la miseria della loro vita. Finché una ragazza con la chitarra arrivata dall’Argentina sconvolge le loro vite.

Val Germanasca. Lisse ha avuto cinque madri, ma all’anagrafe non esiste perché la donna che l’ha messo al mondo lo ha abbandonato su un prato, appena nato, durante il solstizio del 1940.
Lumière, da quando è stato attraversato da un fulmine, ha delle premonizioni a cui nessuno crede, anche se sono bellissime da ascoltare.
Come gli altri due, Frillo è un minatore. Passa le giornate nel cuore della montagna, e quando ne esce, intaglia quella stessa pietra per creare delle statuette di talco.
Tedesc invece è un liutaio, e dopo alcuni anni all’estero è tornato in paese per realizzare il suo sogno di costruire la ghironda perfetta.
Le loro sono vite monche che si nutrono di storie, soprattutto quelle che leggono nei libri che Lisse porta loro. Un giorno, quelle storie assumono la voce di Alma e della sua chitarra, una ragazza venuta dal Sudamerica come un miraggio di libertà.

“Una scrittura potentissima, povera e principesca nello stesso tempo” – Antonio D’Orrico

pp.240

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